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lunedì 23 marzo 2020

Avigan, speranze dal farmaco giapponese contro il coronavirus. L'Aifa frena: «Nessuna evidenza scientifica»



«Ad oggi non esistono studi clinici pubblicati relativi all'efficacia e alla sicurezza del farmaco» favipiravir (nome commerciale Avigan*) «nel trattamento della malattia da Covid-19». Lo precisa l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in merito alle informazioni circolate sull'utilizzo del prodotto contro l'infezione da nuovo coronavirus.

«Favipiravir - spiega l'Aifa - è un antivirale autorizzato in Giappone dal marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli Usa». Relativamente all'impiego anti-Covid, «sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con Covid-19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all'antivirale lopinavir/ritonavir (anch'esso non autorizzato per il trattamento della malattia Covid-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aersol».


 

«Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici - evidenzia l'ente regolatorio nazionale - mancano dati sulla reale efficacia nell'uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti».

«La Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa, riunita in seduta permanente - evidenzia l'agenzia in una nota - rivaluta quotidianamente tutte le evidenze che si rendono disponibili al fine di poter intraprendere ogni azione (inclusa l'autorizzazione rapida alla conduzione di studi clinici) per poter assicurare tempestivamente le migliori opzioni terapeutiche per il Covid-19 sulla base di solidi dati scientifici». In particolare, «nella seduta di domani, lunedì 23 marzo, la Commissione si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir».

venerdì 31 gennaio 2020

Coronavirus, cosa vuol dire la dichiarazione di emergenza globale dell'Oms



La dichiarazione di 'Emergenza Internazionale di Salute Pubblicà (o Pheic, Public Health emergency of International Concern), proclamata questa sera per il coronavirus cinese, è usata dall' Oms per «un evento straordinario che costituisce un rischio di salute pubblica per diversi Stati attraverso la diffusione internazionale di una malattia, e che potenzialmente richiede una risposta coordinata a livello internazionale». Ecco come si arriva a questa definizione, le cui procedure sono state definite nel 2005 proprio a seguito dell'epidemia di Sars.


 

I CRITERI: La definizione, spiega il sito dell' Oms, implica una situazione che sia «seria, improvvisa, inusuale o inattesa». che abbia «implicazioni per la salute pubblica al di là dei confini dello stato affetto» e che «richieda immediata azione internazionale». La dichiarazione di per sè non è legalmente vincolante per gli stati, ma ha lo scopo di alzare il livello di attenzione e il coordinamento internazionale. «È una sorta di allarme globale, spiega a Nature Lawrence Gostin della Georgetown University.

IL COMITATO: A decidere dell'eventuale dichiarazione è un comitato di esperti nominato dal direttore generale dell' Oms, che deve contenere almeno un membro dello stato da cui si origina l'emergenza. Nel caso del coronavirus cinese del comitato fanno parte 20 esperti, 15 come membri effettivi e 5 'advisors', e il presidente è Didier Houssin dell'Agence Nationale de Securitè Sanitaire, de l'alimentation, de l'environnement et du travail francese. Il comitato, oltre a decidere se un evento merita lo status di Pheic, formula le raccomandazioni per lo stato colpito e tutti gli altri, comprese eventuali restrizioni ai viaggi o ai commerci.

I PRECEDENTI: La prima dichiarazione di Pheic è stata fatta nel 2009 durante la pandemia di influenza 'suinà. Nel 2014 hanno ricevuto lo status l'epidemia di polio e quella di Ebola, nel 2016 l'epidemia di Zika e nel giugno 2019 l'epidemia di Ebola in corso in Congo, dopo la scoperta di casi in Uganda. Quest'ultima insieme a quella di polio è l'unica emergenza ancora attiva.